venerdì 31 ottobre 2008

SCUOLA IN SCIOPERO: MARONI DENUNCIA CHI OCCUPA


Studenti, insegnanti e genitori hanno manifestato oggi a Roma, Milano, Torino e in molte altre città contro la legge Gelmini, nel giorno di sciopero nazionale della scuola indetto da Cgil, Cisl, Uil, Gilda e Snals.
Intanto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha detto che gli studenti che occupano scuole e università saranno denunciati.
"Se ci saranno illeciti ci saranno denunce e per chi occupa illegalmente qualora si presentasse situazione di occupazione abusiva", ha detto Maroni.
Nelle intenzioni degli organizzatori lo sciopero odierno sarebbe dovuto avvenire prima del voto finale di conversione del decreto Gelmini al Senato, ma l'opposizione - che ieri, Udc compresa, ha votato compatta contro il decreto - ha accusato la maggioranza di aver stretto il calendario dei lavori in aula proprio per battere sul tempo i sindacati.
Secondo i primi dati parziali provenienti direttamente dalle scuole e diffusi dal ministero dell'Istruzione in una nota, la partecipazione allo sciopero alle 14,30 era stata pari al 57,1% del personale scolastico, ossia 258.152 dipendenti tra insegnanti e personale amministrativo e ausiliario su un totale di poco più di 452.000. Secondo i sindacati, invece, il 90% degli istituti scolastici italiani sono rimasti chiusi.
A Roma gli organizzatori hanno parlato di 800.000 partecipanti alla manifestazione, provenienti da tutta Italia. La Questura non fornisce stime, ma nel corso della mattinata, oltre al corteo principale da piazza della Repubblica a piazza del Popolo, ne ha autorizzati altri due: uno da via Nazionale, l'altro da via Cavour.
Il corteo principale è partito alle 9,30, e si è snodato per le vie del centro fino a piazza del Popolo, dove il leader della Cgil Guglielmo Epifani ha chiuso gli interventi.
Lo striscione di apertura, che riportava le cinque sigle sindacali che hanno indetto lo sciopero, recitava "Uniti per la scuola di tutti". Era seguito dai bambini con un altro striscione su cui erano disegnati quattro bimbi che si tengono per mano - un nero, un cinese, un indiano e un bianco - tra fiori e farfalle e la scritta "Lui è mio amico".
Poi studenti delle elementari che indossavano magliette verdi con la scritta "Il futuro dei bambini non fa rima con Gelmini", e ancora striscioni con lo slogan "Maestro unico? No, grazie".
Alcuni pullman diretti a Roma per la manifestazione, hanno detto gli organizzatori dal palco di piazza del Popolo, sono rimasti bloccati e le persone a bordo hanno improvvisato una manifestazione sull'Anagnina.
A Milano un corteo è partito da largo Cairoli per arrivare a piazza Duomo.
A Torino, dove secondo gli organizzatori hanno manifestato 100.000 persone, da piazza Castello, dopo l'arrivo del corteo principale, un altro corteo spontaneo di studenti delle superiori e universitari si è diretto alla stazione di Porta Nuova, dove un gruppo di manifestanti hanno occupato i binari 17 e 18 ma sono stati allontanati dalla polizia e fischiati da altri studenti contrari.
Una manifestazione con un migliaio di persone si è svolta anche a Firenze. Qui studenti delle superiori, universitari ed elementi dei centri sociali sono partiti alle 10 da piazza San Marco alla volta del Provveditorato agli Studi, e hanno occupato brevemente la vicina stazione ferroviaria di Campo Marte.
EPIFANI: UN MILIONE IN PIAZZA IN TUTTA ITALIA
"Avremo in piazza un milione di persone in tutta Italia", ha commentato Epifani a proposito delle manifestazioni che si sono svolte nel Paese.
"E' un intero paese che insorge", ha detto Epifani dal palco di piazza del Popolo. "Oggi voi state segnando una giornata memorabile, non solo per la scuola ma per la democrazia e il futuro del Paese".
"Come si spiega che siamo l'unico Paese con la crisi dove si tagliano 8 miliardi (di euro nella formazione)? ... (Il candidato democratico alla Casa Bianca Barack) Obama ha detto che se sarà eletto farà 20 miliardi (di dollari) di investimenti nella scuola", ha aggiunto il leader sindacale.
"Noi siamo dalla parte della sfida riformatrice... Qui non ci sono fannulloni. Noi non abbiamo niente a che fare con le baronie e non le abbiamo mai volute, ma con i tagli voi non le combattete", ha detto Epifani rivolto al governo, per concludere che "la scuola è grande maestra di pace".
"Noi chiediamo un tavolo di confronto con il governo", ha detto Epifani ai giornalisti. "E' stato il governo a non darcelo. Noi siamo sempre pronti... Io spero che il governo voglia raccogliere il nostro invito al dialogo".
E di confronto parla anche il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, sostenendo, dal palco di piazza del Popolo, che "le scelte per il futuro si fanno con la gente" e che "non si discute la scuola dei lavoratori come se fosse un consiglio di amministrazione".
"Non si fa una riforma con un semplice decreto ... si deve aprire un confronto con l'Italia democratica. Non saremo mai d'accordo con l'epoca dei fasti del federalismo e con questa operazione dirigista", ha detto Bonanni, definendo i tagli "un modo per mascherare la contoriforma in atto".
Il segretario generale della Uil Luigi Angeletti ha detto che "bisogna modificare questa riforma, non abrogarla e basta".
Tra gli esponenti politici presenti alla manifestazione romana, il leader del Pd Walter Veltroni.
"Il tentativo di radicalizzazione (va) respinto e tutti devono fare la loro parte", ha detto Veltroni commentando gli scontri di ieri a Roma tra studenti di destra e di sinistra, nei quali sono rimasti feriti in modo lieve alcuni agenti e in seguito ai quali le forze dell'ordine hanno arrestato due persone e ne hanno denunciate altre quattro.
Il leader del Pd oggi è tornato a parlare dell'iniziativa referendaria, annunciata ieri: "Penso che il governo dovrebbe ascoltare la voce della scuola. Penso sia giusto e importante continuare questa battaglia (per il referendum) per convincere il governo a ritirare il piano e soprattutto i tagli".
Il leader dell'IdV Antonio Di Pietro ha detto che "i cittadini stanno partecipando con la ferma volontà di non farsi mettere i piedi sopra da una legge che si è preoccupata soltanto di recuperare risorse finanziarie ai danni di un settore come la scuola che è il futuro dei giovani e dei ragazzi".
"NON CADIAMO NEL TRANELLO"
Lotta Studentesca, formazione giovanile di Forza Nuova, fa sapere in una nota di stare "manifestando e scioperando in tutta Italia contro la legge Gelmini, e lo stiamo facendo anche con la sinistra".
"Noi studenti vogliamo restare uniti, e non cadiamo nel tranello approvato dal Governo che ci vorrebbe vedere in faida tra noi. Continuano pacificamente le occupazioni da noi promosse: la protesta proseguirà ad oltranza, e manterremo la linea del non accettare provocazioni da nessuno", prosegue la nota.
Intanto per le due persone fermate negli scontri di ieri a Roma - un 19enne di destra e un 34enne di sinistra - stamani sono stati convalidati gli arresti, come riferiscono fonti giudiziarie. I due sono stati rilasciati, ma verranno processati per direttissima il 17 novembre davanti al giudice monocratico.
COMMISSIONE UE: CONFIDIAMO IN AUTORITA' ITALIANE
Riguardo agli scontri di ieri e alle polemiche sul fatto che le forze dell'ordine, di fronte alle cariche di gruppi di destra, in un primo tempo non sarebbero intervenute, consentendo inoltre l'accesso in piazza Navona di un camioncino carico di bastoni e spranghe, oggi è arrivata la reazione della Commissione Europea.
"Confidiamo pienamente nelle autorità italiane perché facciano chiarezza su questi eventi che sono assolutamente deplorevoli. Comunque è prevalentemente una questione interna", ha detto oggi in un briefing il portavoce della Commissione.
SCRITTODALL'AMMINISTRATORE: PEPPE

IL PD CONTRO I TAGLI AL CUORE DEL PAESE!!!!!!


Il PD in corteo: "ora lavoriamo per il referendum"

''E' una grande manifestazione del mondo della scuola dei sindacati così come è di tanti cittadini che si affacciano alla finestra e solidarizzano. Il governo ascolti il mondo della scuola perché questa riforma sono solo tagli al cuore del paese''. Walter Veltroni, partecipando al corteo contro la riforma Gelmini in corso per le strade della capitale, è severo contro il governo e ribadisce che contro il decreto legge, che ha ricevuto l’ultimo ok ieri al Senato, il PD continuerà la battaglia “con lo strumento referendario”. Per il segretario dei democratici questa è la cosa da fare se si vuole difendere la scuola, cioè “il cuore delle scelte fondamentali di un paese che vuole essere forte e competitivo”.
"Oggi a Roma centinaia di migliaia di persone, professori, studenti, genitori, personale non docente, hanno dato vita ad una straordinaria manifestazione di popolo. Straordinaria - sottolinea il segretario PD - per la sua forza e insieme per la serenità nella quale si è svolta, per il senso di responsabilità e per la capacità di tenere insieme i diversi soggetti del mondo della scuola".
"Il governo - dice quindi Veltroni - deve ascoltare questa protesta, non può restare sordo alla voce di chi nella scuola vive ogni giorno. Le misure prese con arroganza, a colpi di decreto, la finta riforma della scuola fatta tutta di tagli e di iniziative spot, sono state bocciate dal Paese. La grande marea di persone che ha riempito Roma, i tantissimi altri nelle piazza delle cento città italiane, con la loro protesta non chiedono il mantenimento della situazione attuale, chiedono una scuola che funzioni davvero, che sappia premiare il merito e offrire a tutti eguali condizioni di partenza".
"A queste domande il governo ha risposto guardando solo ai tagli di spesa senza alcun progetto educativo. Il Partito democratico aveva chiesto al governo di ritirare o accantonare il decreto, è stato scelto di andare avanti con arroganza. A questa politica hanno risposto i tantissimi nella piazza di Roma assieme ai quali ho sfilato, perché la scuola è un tema vitale per il Paese e il suo futuro. A questa politica - conclude - il Partito democratico risponde lanciando una raccolta di firme per un referendum che cancelli il decreto. Una raccolta che deve avere per protagonisti i cittadini, i professori, gli studenti".Veltroni non manca anche di esprimere inquietudine per i gravi fatti che ieri hanno avuto come sfondo Piazza Navona."Mi preoccupa – dice il segretario PD - il fatto che ci sia stata un'aggressione violenta da parte di persone ben identificate e non nuove". Secondo il leader PD, dunque, "il tentativo di radicalizzazione di un movimento pacifico e senza connotazione politica va respinto ad ogni costo. In questo senso credo che tutti debbano fare la loro parte".E in questo senso un ruolo fondamentale e primario spetta proprio al governo, che fino ad ora si è sempre sottratto al confronto. "Il Governo – sostiene il leader dei democratici - dovrebbe avere il desiderio di ascoltare gli studenti, che sono una parte importante della società italiana e del mondo della scuola". Eppure dei consigli che arrivano non solo dall’opposizione, l’esecutivo sembra non curarsene. Anzi, secondo Vittoria Franco, ministro delle Pari opportunità del governo ombra del Pd: "Non c'e' cosa peggiore che creare ad arte un clima di tensione e di paura, come stanno facendo da giorni gli esponenti della maggioranza e del governo. Il capogruppo di partito di governo, (Gasparri aveva infatti accusato l’opposizione di “manipolazione”, ndr.) dovrebbe avere maggiore responsabilità e non parlare a vanvera. Ma forse- prosegue Franco- anche lui, come Berlusconi, teme di perdere terreno sapendo che il Paese ha cominciato a capire l'inganno".E in una situazione del genere, per tutti coloro che vogliono dire no ad una maggioranza incapace di ascoltare il popolo che gli ha dato mandato di governare, è necessario rimanere uniti. Questa l’idea che anche il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, intervenendo davanti a un milione di persone a piazza del Popolo, ha condiviso con i manifestanti. "Non dividiamoci, - dice - la forza di questa giornata è l'unita', non scambiamo un piatto di lenticchie per questa forza di unità. Questo è il segno di questa manifestazione e di questo incontro". Rivolgendosi poi agli studenti e agli insegnanti in piazza Epifani aggiunge: "Un giorno ricorderete di essere stati protagonisti di questa battaglia e più avanti gli altri, ovvero quelli che oggi non ci sono, ci diranno grazie".Una battaglia che non è ancora persa. Il referendum sarà lo strumento per dire no a chi vuole soffocare il futuro. Un futuro che è dei giovani e che sarà dei nostri figli. Alle nuove generazioni, infatti, si rivolge l’incitazione del leader della Cgil: "Non vi pentirete di stare qui oggi, io vi assicuro che il vostro impegno non sarà messo in discussione da chi ha cattivi pensieri e cattivi propositi. La forza di questa piazza- conclude- è la democrazia".La democrazia, appunto. Questo particolare che il governo continua ad ignorare. Ma chi non è linea con il pensiero “tremontiano” c’è e oggi a Roma, come in tutta Italia, ha fatto sentire la sua voce nonostante le previsioni fatte dall’esecutivo. Lo ricorda il capogruppo del PD al Senato, Anna Finocchiaro, "la manifestazione di oggi – dice - smentisce le previsioni del centrodestra secondo il quale con l'approvazione al Senato del decreto legge Gelmini tutto sarebbe finito". Dopo aver definito “strepitosa” la partecipazione al corteo anti-Gelmini, la Finocchiaro ha avvertito il governo: "Non è finito niente. Anzi. Cominceremo ora a lavorare nel paese, mettendo su i comitati di difesa della scuola in sostegno al referendum". Insomma altro che maggioranza silenziosa, sottolinea Pina Picierno ministro ombra delle Politiche giovani, “oggi la maggioranza degli italiani è rumorosa e intende farsi sentire”. E il PD è pronto a dargli voce.

giovedì 30 ottobre 2008

IL MONDO RACCONTA IL 25 OTTOBRE DEL PD!!!


Le cronache della stampa estera

Un Circo Massimo gremito fino all’inverosimile. Milioni di volti, bandiere e sorrisi ne hanno fatto la cornice più preziosa, la conferma più evidente. Una testimonianza che, nonostante la difficoltà di tradurre in parole le immagini che i fotografi hanno catturato, è stata raccontata anche da molte delle più importanti testate internazionali. "El Paìs", oltre a soffermarsi sulle parole di Walter Veltroni, racconta la piazza del Partito Democratico anche attraverso le parole di Ascanio Celestini. “Siamo qui – dice l’attore riportato dal quotidiano di Madrid – per mostrare il nostro malessere all’imperatore”. Dopo la parentesi sarcastica dell'attore romano, l’articolo di Miguel Mora cita lo stesso segretario del PD che definisce l’evento di sabato “la più grande manifestazione della democrazia italiana convocata da un solo partito”. Definizione che trova d’accordo anche la "BBC news", convinta che l’appuntamento del Circo Massimo sia un decisivo punto di svolta per l’opposizione del centrosinistra. Una svolta che per il quotidiano francese "Le Monde" è stata corredata da un vero e proprio “successo”. Le centinaia di migliaia di persone che si sono date appuntamento a Roma, infatti, sono il vero cuore pulsante del partito, una realtà raccontata anche nella dettagliata cronaca fatta dallo "Spiegel" e dal "Sueddeutsche".In tutti gli articoli sono stati due i fili conduttori serviti a raccontare la festa del PD. Il primo, naturalmente, lo si trova nelle parole di Walter Veltroni, nelle sue proposte come nei suoi attacchi verso un governo incapace di rappresentare la vera Italia, quella che merita un futuro migliore di quello che rischia di vivere. Il secondo, invece, è quello che porta dritto a Silvio Berlusconi, ai suoi problemi con la giustizia e il suo rapporto con la democrazia

DECRETO GELMINI: IL PD DICE NO E FA LE SUE PROPOSTE.

Per il Pd l'istruzione pubblica è un investimento x il futuro dei nostri figli e perciò per il Paese.
Queste sono le proposte del Pd x riqualificare la scuola:
  1. realizzare il patto educativo tra le scuole, le famiglie e gli studenti e approvare in parlamento nuove norme suglio organi collegiali della scuola;
  2. valorizzare l professionalità degli insegnanti adeuando gli stipendi in base al merito, ed istituendo un piano straordinario e permenente di aggiornamento;
  3. azzerare il precariato e introdurre nuove norme di accesso e reclutamento degli insegnanti;
  4. riorganizzare gli organici del personale come organici funzionali di ogni scuola;
  5. potenziare l'autonomia scolastica;
  6. attivare un sistema di valutazione di tutte le istituzioni scolastiche;
  7. attuare correttamente l'obbligo di istruzione a 16 anni x ridurr a zero la dispersione scolastica;
  8. portare l'85% dei ragazzi al diploma e gli altri almeno ad una qualifica professionale;
  9. attuare il riordino degli istituti tecnici e professionali;
  10. potenziare la formazione permanente x tutta la vita;
  11. promuovere una scuola più aperta alla comunità ed integrata con il territorio che sostenga più cultura, alfabetizzazione informatica, sport, attività sociali e di volontariato.

Sono tutte proposte fattibili e sicuramente la migliorano!!!!!!

Viene da pensare che con questo decreto la stategia del Governo sia "sotto sotto" quella di creare una scuola "low cost" e non una scuola innoativa e adegauta agli standard europei.

Il ritorno al maestro unico nelle elementari non può essere giustificato solo sul piano del risparmio del monte "stipendi", nè può essere motivato in nome del progresso e della proliferazione dei saperi nella nuova società della comunicazione.

Razionalizzazione è giusto, ma la razionalizzazione non può essere fine a se stessa e non può essere finalizzata nemmeno alla strategia liberistica della privatizzazione con la nuova ma vuota idea della "Fondazione Culturale", come previsto per le Università. l'obiettivo strategico, secondo il dettato costituzionale deve essere, sia nella lettera che nello spirito, una Scuola pubblica di qualità aperta a tutti e non solo chi se lo può permettere, con un rapporto educativo gestibile tra maestro e alunniin classi non numerose.

Inoltre, la riduzione "ragioneristica" degli operatori scolastici (educatori, docenti e personale) non è un risprmio ma una insipienza xchè abbassa la qualità dell'offerta educativa riducendo lo spazio di socializzazione.

Una Scuola pubblica "low cost" quindi non aiuta la rinascita educativa e culturale di una Italia Democratica. Una scuola buona che funzioni ed appassioni, costi quel che costi, ma non diventa buona perchè è selettiva e meritocratica, ma perchè si pone in modo serio al servizio dei cittadini e del loro diritto allo studio, che non è una concessone ma una dotazione di merito umano.

Non vogliamo una scuola Invecchiata Impoverita e Inadeguata!!!!!!

E poi, scusate ma questa ministra Gelmini come si permette di dire "Gli insegnanti del Sud abbassano il livello della Scuola" affermazione pubblicata di recente nel messagero.

A ragusa, ad esempio questo decreto porterà alle seguenti conseguenze:

riduzione quasi del 50% a 76 per le scuole dìinfanzia, 108 per la scuola primaria, 109 per la secondaria, 126 per le superiori e 282 personale ATA (bidelli e personale tecnico); inoltre 15 scuole in provincia verranno accorporate con altre: a Ragusa la scuola M. Schinina, I.P.S.S.C.T. piazza Carmine, S.Quasimodo, Rodari e la scuola Ettore Majorana...

Ma la cosa più grave è che il PD di Ragusa ha presentato un documento al Consiglio Comunale e la maggioranza (i partiti di Destra) non ha neanche voluto fare un dibattito; quindi il problema non è solo nazionale ma anche locale, poichè di fronte ad un problema del genere a Ragusa c'è il dissenso della maggioranza che amministra la nostra città. RIFLETTIAMO...

A CHE SCUOLA GIOCHIAMO?






Voglio citare 2 articoli della Costituzione:






  • ART. 3: E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese;

  • ART. 34: la Scuola è aperta a tutti... capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

A me non pare che questo scellerato decreto rispetti i principi costituzionali, forse se riflettiamo bene e analizziamo questi articoli e il decreto stesso, vedimo che è completamente anticostituzionale....... RIFLETTETE!!!!!!!

COMUNQUE
Il sì dell'Aula di palazzo Madama al decreto sulla scuola suscita la soddisfazione della maggioranza, ma scatena la protesta degli studenti e dell'opposizione. Che insieme chiedono, a gran voce, un referendum per abrogare la legge. Ma l'offensiva dei giovani e del centrosinistra non tocca il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che commenta il via libera al testo del governo confermando di avere "un miracoloso 72% di gradimento nonostante la scuola" e spiegando di essere "superiore a queste cose" perché "le critiche e le invettive" non lo "toccano". "Con le proteste - sottolinea - noi siamo stati già di manica larga", mentre l'opposizione "inganna e prende in giro tanti ragazzi".
Il Governo va avantiUnica possibilità di ripensamento: una correzione alle risorse per la scuola privata. La reazione del premier non piace affatto al leader della Cgil Guglielmo Epifani, che lo accusa di "soffiare sul fuoco", mentre scalda gli animi tra manifestanti e minoranza. La tensione era nell'aria da giorni, ma e' oggi, con il voto finale alla riforma Gelmini, che Pd e Idv affilano le armi e gli studenti annunciano una mobilitazione ad oltranza. Poi gli scontri tra studenti a Piazza Navona complicano di piu' le cose. Anche in vista dello sciopero generale della scuola di domani.
In Aula il ministro Mariastella Gelmini ascolta composta, per lo più a braccia conserte, gli interventi dei senatori. Stretta in un bolerino grigio su pantaloni neri, con capelli raccolti a coda di cavallo, si mostra impassibile alle critiche dell'opposizione. Anche quando il presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro l'accusa di aver risposto solo "con il silenzio" e "l'afasia" alle istanze del mondo della scuola e della societa' civile. Non un sospiro, nè un gesto. Solo dopo il voto finale parla e stringe mani ai colleghi della maggioranza che si complimentano con lei. Unico commento: "E' tornata la serietà". In Aula, il rito del voto fila via tranquillo nonostante l'intervento di Francesco Cossiga che ribadisce di aver "infiltrato", quando era ministro dell'Interno, il movimento studentesco di agenti provocatori "pronti a tutto" per poi "manganellare" gli universitari riportandoli "alla ragione".
I tafferugli tra studentiAnche in piazza, per un po' sembra tutto tranquillo. Subito dopo il disco verde del Senato al decreto, alcuni esponenti di Pd e Idv scendono a parlare con gli studenti che intonano slogan contro la Gelmini e Berlusconi e chiedono ai senatori di non essere lasciati soli. Perche' loro, avvertono, andranno avanti nella lotta anti-riforma. All'improvviso i tafferugli: i rappresentanti di 'Blocco studentesco' accolgono, 'armati' di caschi e spranghe tricolori, il corteo in arrivo da 'La Sapienza' entrato a piazza Navona con le mani alzate in segno di pace. I primi colpi vengono dati davanti alle forze dell'ordine senza che intervengano. Poi, gli studenti di destra, che avevano preso le spranghe da un furgoncino entrato non si sa come in piazza, vengono portati via per essere identificati in Questura. Due studenti sono stati arrestati.
Il Pd annuncia il referendumTornata la calma, i vertici del Pd convocano una conferenza stampa alla Camera per dire che ormai l'unica strada è il referendum. "Dobbiamo riportare scuola e università al centro dell'agenda politica - annuncia Walter Veltroni - per dire 'no' al taglio imposto dal governo e puntare alla qualità".
Al via dunque i banchetti per raccogliere le firme insieme al mondo della scuola. L'Idv, che si era presentata poco prima ai manifestanti con lo striscione 'Passa il decreto Gelmini: referendum', aderisce subito. I banchetti contro il 'Lodo Alfano' gia' ci sono, spiega Antonio Di Pietro, saremo presto operativi. Ma c'è un problema: la riforma è legata alla finanziaria e la Costituzione vieta che possano essere sottoposte a referendum leggi tributarie e di bilancio. "Stiamo studiando con cura i quesiti - dice Veltroni - e cercheremo di abrogare la massima parte di questa legge ingiusta e iniqua".
L'Udc, invece, non condivide: capiamo la protesta, afferma Pier Ferdinando Casini, ma diciamo 'no' anche perché "se tutto va bene si voterà nel 2010".

Il PD insiste, perchè non è possibile che una decisione su un tema così importante venga presa in questo modo e contrariamente a tutto il paese.

Gli studenti, intanto continuano a protestare, però non sono soli. Il PD ha chiesto più volte il ritiro del decreto e la creazione di un tavolo di discussione con il mondo dell’istruzione, ma visto che il decreto è stato approvato, chiederà un referendum.

Walter Veltroni, in un’intervista a Repubblica, parla infatti del decreto Gelmini come una “riformetta” che è ben lontana “da quel grande disegno di innovazione, fondata su pari opportunità e merito, di cui il sistema formativo italiano avrebbe bisogno". "Invece di minacciare la polizia - dice ancora il segretario del PD - sarebbe giusto ritirare il decreto e sedersi a discutere, con una scadenza definita, con il mondo della scuola".Al coro che si leva dagli atenei e dalle scuole, si aggiunge anche la voce di Famiglia Cristiana.“Il bene della scuola, ma anche del Paese, - scrive il periodico dei Paolini - richiede la sospensione o il ritiro del decreto Gelmini”. Studenti e professori, continua il settimanale, “hanno seri motivi per protestare” contro una legge che più che “riforma della scuola” dovrebbe chiamarsi “contenimento della spesa”, approvata per giunta “a colpi di decreti, senza dibattito e un progetto pedagogico condiviso da alunni e docenti”. “Un Paese in crisi – scrive ancora la rivista cattolica - trova i soldi per Alitalia e banche: perché non per la scuola?” Per Famiglia Cristiana, insomma, i 'seri motivi per protestare' non sono per il voto in condotta o il grembiulino, ma per i tagli indiscriminati che “colpiscono il cuore pulsante di una nazione”.Un cuore il cui battito rischia di soccombere sotto la marcia serrata che il governo ha imposto al provvedimento. Prima il passaggio “blindato” dalla fiducia alla Camera. Poi l’azzeramento del dibattito al Senato, dove domani potrebbe ricevere l’ultimo ok. Nessuna modifica al testo originale, nessuna apertura all’opposizione. Nemmeno un orecchio teso alle richieste che, con forza e determinazione, salgono dagli studenti. Il risultato è che molti atenei rimangono occupati o in mobilitazione. Ad Ancona oggi si prevedono nuove azioni dimostrative in segno di protesta. A Cagliari l`Udu e altre associazioni studentesche proseguono l`autogesione della facoltà di Lettere. A Brindisi, polo dell`Ateneo di Lecce, un corteo di auto partirà dalla Cittadella e arriverà in piazza Santa Teresa dove si terrà un sit-in di protesta di universitari e studenti delle scuole medie superiori. A Cosenza ci sarà un`Assemblea d`Ateneo del 'Comitato Unical', mentre a Perugia l`Udu Perugia oggi ha organizzato un corteo itinerante che finirà con un`assemblea d`Ateneo. Assemblea d'ateneo anche a Potenza e a Pavia, dove si terrà anche una 'Serata contro la 133'. A Torino i giovani di Azione universitaria annunciano di aver occupato il rettorato dell'università e si preparano contestazioni al ministro Mariastella Gelmini, attesa oggi in città.A Roma una manifestazione di studenti delle scuole superiori della capitale è partita poco dopo le ore 10 da piazza della Repubblica per raggiungere, dopo essere passata dalla Città universitaria, il Senato. Il corteo, come nei giorni scorsi, ha raggiunto piazza Navona e per poi protestare contro il governo sotto le finestre di palazzo Madama, dove erano già presenti gruppi di studenti. Nella Capitale proseguono poi le occupazioni di istituti e assemblee negli atenei, mentre la facoltà di Studi orientali della Sapienza terrà oggi alcune lezioni all'aperto in Piazza Farnese. Verso le 13.30 è partito dalla Sapienza il corteo diretto al Senato, dove si terrà un presidio di protesta cui parteciperanno anche i Cobas. Attiva anche l’Università di Roma Tor Vergata che a partire da ieri ha organizzato cortei e assemblee a Lettere, Ingegneria e Medicina.Accanto agli studenti ci sono anche alcuni rettori che hanno annunciano addirittura le dimissioni. Lo ha fatto Il rettore Francesco Profumo che ha messo sul tavolo della discussione e delle proteste che agitano le università italiane tutto il peso e il prestigio di uno dei più accreditati atenei d`Europa, il Politecnico di Torino: “Se il governo non cambierà strada, convocando i rettori, ritirando tagli insostenibili a aprendo la via a una seria riforma delle università – si legge nell’intervista rilasciata a La Stampa - non potrò che dimettermi, insieme agli altri rettori italiani. Ne abbiamo parlato, siamo tutti d`accordo”.Anche Enrico Decleva, “magnifico” della Statale di Milano e presidente della Conferenza dei rettori, conferma: “Non potremo fare altro. La Finanziaria infligge alle università un colpo mortale”.Davanti a una protesta così vasta, a un gruppo di rettori dell'università che intendono dimettersi, ai ragazzi che protestano da giorni in piazza, un governo intelligente ritirerebbe il decreto. La pensa così il vicepresidente dei senatori PD, Luigi Zanda, che aggiunge: "il brutto di questo provvedimento è che non è una riforma. E' un taglio alla scuola e un taglio di risorse per l'università. Noi vogliamo collaborare a una riforma seria della scuola e dell'università. Ma una riforma - conclude Zanda - non si può fare a colpi di decreti legge". La discussione auspicata non sembra però interessare il governo che ignora le proposte del PD, la protesta dei rettori e le richieste degli studenti. Sei mesi fa la maggioranza appena eletta aveva promesso che avrebbe governato in nome di tutti i cittadini italiani. Ma i fatti, ancora una volta, la smentiscono.