sabato 15 novembre 2008

FAUSTO RACITI SPIEGA LE PROPOSTE DEL PD SULL'UNIVERSITA'....

Università: le dieci proposte presentate dal PD. Dieci proposte del governo ombra del Partito Democratico

Premessa:La situazione universitaria italiana si è fatta incandescente. I pesantissimi tagli finanziari, il blocco quasi totale del turn over, la spinta verso la trasformazione delle università pubbliche in fondazioni di diritto privato alimentano forti proteste. In effetti questi primi provvedimenti governativi sono profondamente deleteri.I tagli finanziari impediranno dal 2010 il pagamento degli stipendi ai dipendenti. Il blocco del turnover significa chiudere la porta in faccia a migliaia di giovani, i più preparati, che vorrebbero dedicarsi alla ricerca e alla didattica nelle università e che spesso hanno già trascorso un lungo periodo di esperienza nella ricerca di punta. La privatizzazione delle università presenta pericolisociali e culturali senza garanzie di vero miglioramento e porterebbe l’Italia fuori dalla tradizioneeuropea e dagli impegni sottoscritti a livello internazionale che definiscono la formazione e la ricerca universitarie beni pubblici e pubbliche responsabilità.
Il Partito Democratico si è opposto a questi provvedimenti e continuerà la sua opposizione inParlamento e nel Paese cercando di ottenerne sostanziali modifiche. Ma non intende sottrarsi allaresponsabilità politica di preparare e sostenere le proprie proposte alternative per costruirel’università del nuovo secolo, curandone i mali attuali entro una visione strategica e coerente.
Introduzione: In questo autunno 2008 ci si potrebbe chiedere se l’università italiana abbia ancora un futuro. Infattiuna grave crisi finanziaria strutturale attanaglia da anni il sistema universitario, come testimoniano iconfronti statistici internazionali più accreditati. Tra i Paesi europei dell’OCSE l’Italia è ultima perinvestimenti nell’università, sia rispetto al PIL che rispetto alla spesa pubblica nazionale. E’ ultimaanche per percentuale di laureati nella classe d’età 25-64, nonché per investimenti per ricercarispetto al PIL.
Il sistema universitario attraversa inoltre una profonda crisi di credibilità. Sotto attacco da parte deimezzi di comunicazione a causa delle tante disfunzioni e soprattutto degli scandali concorsuali, haperso il consenso di una parte notevole dell’opinione pubblica. Ciò rende più difficile la ripresadegli investimenti pubblici e privati nelle università.
D’altra parte è impensabile che un Paese che fa parte pienamente dell’economia della conoscenza evuole continuare a farne parte rinunci alla sua università. Della società della conoscenza l’universitàrappresenta infatti lo snodo cruciale in quanto vi si incontrano l’alta formazione dei giovani el’innovazione guidata dalla ricerca, cioè i due fattori primari – produzione e diffusione – dellaconoscenza.
La terapia proposta dal governo è chiara: ridurre ulteriormente e drasticamente sia i finanziamentistatali che il personale e spingere gli atenei ad una auto-privatizzazione mediante la trasformazionein fondazioni. L’illusione è che il cavallo affamato (e privatizzato) ricominci a galoppare.
Il Partito Democratico non condivide affatto la terapia governativa, anzi teme che essa possaaggravare la malattia trasformando il futuro dell’università nella cronaca di una morte annunciata.Vuole invece proporre una terapia alternativa fatta di proposte concrete, cercando il consenso ditutti coloro che tengono all’università e non vogliono che essa muoia, anzi pensano che oggi l’Italiaabbia più e non meno bisogno di università, di formazione superiore, di ricerca e di innovazione intutti i campi.
Le nostre proposte sono volte al futuro, immediato e soprattutto di lungo termine. Servonoprovvedimenti organici e coraggiosamente innovativi, avendo ben chiara in mente l’università dicui l’Italia avrà bisogno tra dieci o venti anni, quella, per intendersi, i cui professori di riferimentosaranno gli attuali giovani ricercatori, di ruolo o precari che siano.
Non si parte da zero, naturalmente. Molto lavoro fu fatto negli anni 2002-2006, in particolare nellapreparazione del programma elettorale per le politiche del 2006, raccogliendo un notevole consensoin seno al mondo universitario. Da quelle idee, speranze, promesse conviene ripartire con fiducia eaudacia, facendo tesoro dell’esperienza insoddisfacente dei venti mesi di governo tra il 2006 e il2008.
La politica dei tagli, dei segni meno, deve essere rimpiazzata da quella dei segni più.
All’università italiana servono più autonomia responsabile in un quadro di regole semplici echiare, più valutazione e riconoscimento del merito degli studenti, dei docenti e delleistituzioni, più spazio ai giovani e alla ricerca libera, più internazionalizzazione della ricerca,dei docenti, degli studenti e dei modi di funzionamento, più attenzione all’equità sociale einfine, come conseguenza e non come condizione, più investimenti pubblici e privati.
Solo così gli atenei italiani potranno competere ad armi pari nella società globalizzata dellaconoscenza, attraendo ricerche e studenti da tutto il mondo e non solo esportando i nostrimigliori talenti. Solo così le università potranno veramente costituire i centri della conoscenzae i motori dell’innovazione dei loro territori. Solo così il Paese potrà tornare ad esprimerefiducia nella sua università.
Dieci proposte
Proposta n. 1
Concorsi più rapidi, più meritocratici, più internazionali, con meno nepotismi, localismi elobbismi disciplinari.
Occorre innanzitutto distinguere tra concorsi per reclutare e concorsi per promuovere.
Per reclutare in un’università un nuovo docente (di prima, seconda o terza fascia) la scelta è fatta dauna commissione nominata dagli organi di governo dell’ateneo che valuta i curricula dei candidatitenendo conto dei giudizi valutativi espressi in modo indipendente da esperti italiani e stranieri,nonché di un eventuale seminario pubblico tenuto dal candidato sulle proprie ricerche. Deve essereesclusa ogni forma di idoneità. Le regole concorsuali devono facilitare la partecipazione aicandidati, da dovunque provengano.
Per promuovere un docente da una fascia a quella immediatamente superiore la valutazione èeffettuata dall’università di appartenenza previo conseguimento da parte dei candidati diun’abilitazione alla docenza nella fascia superiore rilasciata da una commissione nazionale. Lacommissione nazionale siede in permanenza per un triennio e rilascia l’abilitazione sulla base delcurriculum dell’interessato e di criteri qualitativi e quantitativi approvati preventivamente e validiper l’intero triennio.
In ambedue i casi sono valutabili esclusivamente i lavori scientifici pubblicati dai candidatinell’ultimo quinquennio.
Occorre ridurre fortemente, adeguandolo agli standard europei, lo schema dei settori scientifico-disciplinari ai fini concorsuali che è diventato una gabbia culturale e l’occasione di lobbismiaccademici microsettoriali.
Per incentivare la mobilità dei docenti tra gli atenei, ogni università dovrebbe poter promuovere isuoi professori solo in una proporzione prefissata dei reclutamenti esterni effettuati.
Proposta n. 2 Valutare le università per rimanere in Europa.
Attivare al più presto l’Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema universitario e della ricerca(ANVUR). La nomina del suo organo direttivo deve essere affidata a comitati di selezioneinternazionali, formati da esperti dei sistemi universitari, in modo da svincolare l’Agenzia dallealterne vicende politiche.
L’attivazione di un’Agenzia nazionale e indipendente permetterà di inserire a pieno titolo l’Italianella rete europea già costituita delle agenzie nazionali di valutazione.
Proposta n. 3 Finanziare le università in base al merito.
Tutti i finanziamenti statali alle università (fondo ordinario, edilizia, dottorato, internaziona-lizzazione, piani di sviluppo, etc.) dovrebbero essere unificati in un solo capitolo di spesa daripartire in tre quote.
- La prima è il finanziamento ordinario calcolato per ogni ateneo sulla base dei costi standard per ladidattica (per studente) e per la ricerca (per docente), con parametri prefissati e relativamente stabili nel tempo.- La seconda, assegnata su base annuale o biennale, costituisce la parte premiale della qualità dei risultati ottenuti dalle università e certificati dall’Agenzia nazionale di valutazione.- La terza è assegnata come cofinanziamento statale pluriennale a specifici obiettivi di sviluppo (nuove infrastrutture, nuove linee di ricerca, miglioramento della qualità, riequilibrio tra territori, etc.) concordati tra ateneo, Ministero e Regione.
A puro titolo indicativo, la prima quota (finanziamento ordinario) potrebbe essere il 70% del totale, la seconda (incentivi alla qualità) il 20%, la terza (cofinanziamento allo sviluppo) il 10%.
Proposta n. 4 Finanziare la ricerca con procedure trasparenti e internazionali.
Imitando gli esempi presenti in molti altri Paesi, è opportuno costituire un’Agenzia nazionaleindipendente per il finanziamento della ricerca pubblica, cui affidare l’assegnazione di tutti ifinanziamenti statali destinati ai progetti di ricerca delle università e degli enti pubblici di ricerca, inparticolare quelli liberamente proposti in tutti i campi da gruppi di ricercatori. La nuova agenziaopererebbe valutazioni ex ante, mentre l’ANVUR valuta ex post.
L’assegnazione ai progetti di ricerca più meritevoli è fatta sulla base di bandi pubblici, dimetodologie internazionali di valutazione e di procedure valutative trasparenti, svolte anche incollaborazione con organismi sovranazionali specializzati (ad esempio l’European ResearchCouncil).
Proposta n. 5 Governance universitaria più responsabile, efficace ed efficiente.
Il modello di governo di ciascuna università deve essere lasciato il più possibile alle scelte statutarieautonome dell’ateneo, salvo poche regole di legge comuni per tutte le università come le seguenti.• Le università devono essere governate dal rettore, dal consiglio di amministrazione e dalsenato accademico, con una forte distinzione delle funzioni.• Il rettore ha tutti i poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione.• Il consiglio di amministrazione, presieduto dal rettore, delibera tutte le scelte gestionali dell’università.• Il senato accademico svolge tutte le funzioni di indirizzo culturale, di garanzia e di controllo, delibera lo statuto e tutti i regolamenti.• Il rettore è elettivo.• Il consiglio di amministrazione è formato su proposta del rettore (senza meccanismi elettivi dei suoi componenti) approvata dal senato accademico.• Il senato accademico è interamente elettivo.
Per quanto riguarda la strutturazione interna di un’università (facoltà, dipartimenti, corsi di studio,etc.), questa è interamente lasciata alle scelte statutarie autonome dell’ateneo, eliminando anche iriferimenti di legge ad organi interni. La legge si limita a fissare principi di buona organizzazionecui gli statuti devono ispirarsi.
Un principio potrebbe essere quello che lo statuto fissi un unico livello di articolazione interna diun’università, che si chiami facoltà o dipartimento o in altro modo, eventualmente con soluzionidiverse per ambiti disciplinari diversi. A questo livello è garantita ad ogni docente la partecipazioneal processo decisionale sia per la didattica che per la ricerca, ridando quindi unitarietà ai duecompiti accademici fondamentali.
Alle singole iniziative, come ad esempio i corsi di studio, lo statuto garantisce poi la massimaflessibilità organizzativa in base alla volontà dei docenti interessati e al principio di sussidiarietàverticale, secondo il quale ogni decisione deve essere assunta allo stesso livello organizzativo in cuila decisione medesima opererà, riducendo al massimo le piramidi procedimentali di parericonsultivi a cascata.
Proposta n. 6 Valutare periodicamente i risultati del lavoro ed incentivare i migliori.
Il corpo docente delle università è articolato in tre fasce, differenziate per qualità ed esperienzacrescenti nella ricerca e nella didattica. In ciascuna università i professori in servizio in una fasciadovrebbero essere in numero maggiore di quelli in servizio nella fascia immediatamente superiore.
Fissato in una legge il principio irrinunciabile della libertà didattica e di ricerca di ciascun docenteuniversitario, i regolamenti di ateneo stabiliscono i compiti didattici minimi, anchedifferenziandone le tipologie a seconda delle discipline. Gli organi collegiali delle struttureuniversitarie attribuiscono i compiti didattici e gestionali a ciascun docente, anche su basepluriennale, garantendo un’equilibrata ripartizione dei carichi di lavoro e dell’impegno nel lavoro diricerca.
Dovranno essere possibili due tipologie di rapporto di lavoro: full time o part time, senzadistinzione di stato giuridico. Nel primo caso i docenti si impegnano a svolgere tutta la loro attivitàlavorativa, compresa l’eventuale attività professionale, all’interno dell’ateneo. Nel secondo casocontrattano con l’ateneo la quota di presenza nelle strutture universitarie e sono retribuiti in modoproporzionale a questa. In ambedue i casi i regolamenti prevedono una presenza oraria minima(senza orario di lavoro) con adeguati meccanismi di controllo.
Il rapporto di lavoro in ciascuna fascia inizierebbe a tempo determinato e sarebbe trasformato atempo indeterminato solo a seguito di una valutazione della qualità e quantità del lavoro svoltodall’interessato. Il lavoro scientifico e didattico di ciascun professore sarebbe comunque valutatoperiodicamente lungo tutta la carriera e dall’esito positivo della valutazione dipenderanno gliincrementi stipendiali.
Proposta n. 7 Più giovani professori e meno lunghi precariati.
In attesa di ripristinare il normale turn over dei docenti e dei tecnici-amministrativi cancellandol’attuale blocco quasi totale, devono essere subito esclusi dal blocco i reclutamenti di ricercatori(professori di terza fascia).
Va confermato per il 2009 e potenziato negli anni successivi il reclutamento straordinario previstodal Governo Prodi per dare spazio a tanti brillanti giovani ricercatori precari che attendono dimisurarsi in concorsi seri per continuare a lavorare nelle università.
Occorre modificare la normativa degli assegni di ricerca in modo da renderli dei veri posti di lavoroa tempo determinato nella ricerca post-dottorato per un minimo di tre anni e un massimo di sei,costituendolo nei fatti come il canale di formazione del docente/ricercatore.
Un certo numero di assegni di ricerca, comprensivi del finanziamento per la ricerca, dovrebberoessere banditi direttamente dal Ministero con commissioni internazionali, lasciando che siano ivincitori a scegliere l’università o l’ente pubblico di ricerca dove svolgere il loro progetto di ricercasull’esempio degli IDEAS - Starting Grants dell’European Research Council.
Proposta n. 8Innalzare la qualità dei dottorati di ricerca per innalzare la qualità delle università.
E’ opportuno lasciare agli atenei il massimo di autonomia nell’organizzazione dei dottorati diricerca, normalmente in scuole di dottorato, rendendo obbligatorio un numero minimo di borse distudio bandite ogni anno per ciascuna scuola di dottorato e un numero minimo di docenti attivinella ricerca che vi si impegnano e ne assumono la responsabilità scientifica.
Va attivato subito un meccanismo di accreditamento scientifico (ex post) delle scuole di dottoratocome uno dei primi compiti importanti dell’ANVUR.
In attuazione della Costituzione devono essere introdotte forme di diritto allo studio per il dottoratodi ricerca che è il terzo e ultimo livello degli studi universitari.
Proposta n. 9Studenti protagonisti. Diritto allo studio e mobilità in Italia e in Europa
E’ giusto garantire la borsa di studio a tutti gli studenti che abbiano conseguito l’idoneità alla borsaper ragioni di merito personale e basso reddito familiare, rivedendo la legge quadro e i successiviprovvedimenti applicativi.
E’ opportuno aprire un canale di borse di studio assegnate anticipatamente e direttamente dalloStato, di cui gli studenti vincitori possano fruire in qualunque università italiana.
Occorre sostenere finanziariamente gli studenti che utilizzano il programma ERASMUS per periodisignificativi, spingendo in prospettiva tutti gli studenti universitari italiani a trascorrere un periododi studio in un altro Paese europeo.
E’ importante approvare lo “Statuto dei diritti degli studenti” e introdurre specifici “diritti dicittadinanza” per gli studenti universitari lavoratori e fuori sede.
E’ necessario rifinanziare il programma (legge 338/2000) per costruire residenze universitarieadatte ad ospitare non solo gli studenti con le borse del diritto allo studio ma anche gli studenti piùmeritevoli e quelli stranieri. L’internazionalizzazione delle università passa anche dalla presenza inItalia di molti studenti stranieri.
E’ necessario rivedere le modalità di accesso all’Università introducendo una selezione basata sulmerito e rispettosa della normativa vigente (264/99).
Proposta n. 10Più finanziamenti pubblici al sistema universitario e par condicio tra le università.
E’ velleitario pensare di competere in Europa e nel mondo definanziando le università. Leuniversità devono accettare di riformarsi profondamente ma devono essere messe in condizionifinanziarie almeno pari alla media degli altri Paesi europei, ad esempio portando in cinque anni laspesa pubblica per l’università alla media OCSE (2,8%).
Per favorire le donazioni liberali alle università (che vuol dire in particolare donazioni alla ricercacui molti cittadini italiani appaiono propensi) il regime fiscale che incentiva il donatore non puòdipendere dalla forma giuridica dell’istituzione che riceve la donazione ma solamente dalla suanatura e quindi deve valere indistintamente per tutte le università.

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