giovedì 30 luglio 2009

OLTRE AD ESSERE UN PARTITO GIOVANE SARA' ANCHE IL PARTITO DEI GIOVANI?

Siamo in piena fase pre-congressuale e ci apprestiamo chiudere la fase del tesseramento, fase in cui si chiuderà la possibilità di partecipare alla platea congressuale che contribuirà a decidere la linea politico-progettuale del neonato Partito Democratico.E' ormai da quasi due anni che il pd è nato nella sua fase costituente e ora si accinge a diventare un vero e proprio partito, un partito che avrà un suo radicamento, una sua terrotorialità ma che soprattutto costruirà ad ottobre una sua identità definitiva politica e culturale a livello nazionale; il pd ora deve fare un salto di qualità, trasformarsi da fase costituente a partito con la P maiuscola, con le forme e l'organizzazione di un partito vero e proprio, un partito che dovrà avere la capacità nn solo di raccogliere le istanze dei cittadini ma che dovrà avere una piattaforma di risposte politiche in chiave riformista; un partito che dovrà avere la capacità di raccolgliere tutte le culture riformiste, quella socialista, socialdemocratica, liberaldemocratica e cattolica-democratica rilanciando un progetto chiaro che sappia dare una linea chiara al paese nei suoi valori che lo contraddistinguono e lo differenziano dalla destra populista e demagogica che imperversa nel nostro paese anche a causa di una informazione che tende a essere faziosaMa nn possiamo neanche negare le responsabilità politiche di un pd a volte litigioso, lasciato alle prime dichiarazioni di leaders che hanno contribuito a al processo di deleggittimazione dell'ex segretario e determinato le dimissioni di Veltroni; non possiamo negare che il pd in questi 2 anni abbia avuto più voci, più sensibilità che poco hanno dialogato e che hanno fatto fatica a fare sintesi._Quindi si capisce come il congresso di ottobre diventa fondamentale nella dialettica e nel confronto che lo contraddistinguerà per trovare un suo progetto di paese chiaro e forte, una sua articolazione che lo porterà a diventare, ancora di più, il più grosso punto di riferimento d'opposizione rispetto al decadentismo culturale e politico che governa il paese.Ma in tutto questo i giovani che ruolo avranno?credo che il ruolo sia secondario e subordinato alla capacità di porre le questioni politiche e portarle avanti con capacità di analisi e riflessione prima e azione politica poi.Lungi da noi farne una questione anagrafica, ma semmai crediamo che se riusciremo a porre temi politici, come, ad esempio, quel grande patto generazionale, di solidarietà tra le generazioni, oppure la capacità di elaborare proposte di sviluppo complessivo rispetto a luoghi di vissuto quotidiano dei giovani stessi( lavoro, scuola, università...), ma anche e soprattutto la capacità di innovare e rinnovare, rispettando le storie dei partiti di provenienza, il partito nel metodo e nel merito delle questioni.Già il Pd rispetta quel principio vincente per cui le storie e le ideologie sono state superate in un ottica di partito moderno in cui i valori della sinistra e dei cattolici, dei lavoratori e delle piccole e medie imprese, dei disoccupati e della borghesia democratica fanno sintesi nel nuovo progetto politico democratico.Quindi crediamo nella nuova generazione giovanile che deve essere capace di dare quel contributo politico-culturale necessario affinchè il partito tutto possa fare quel salto in avanti per captare le esigenze delle nuove generazioni, ma è anche chiaro che, se a questo nuovo fermento, si contrappone una classe dirigente sorda e cieca che nn vuole nè vedere nè sentire parlare del nuovo, è chiaro che il partito nn sarà nuovo e democratico ma avrà fallito nel suo progetto di rinnovamento e avrà perso una delle più grandi sfide che si pone: la preparazione di una nuova classe dirigente pronta alle sfide del futuro!Credo, tuttavia che il nuovo partito che si costituirà a ottobre avrà l'intelligenza di non disperdere il grande patrimonio in termini di freschezza, entusiasmo, modernità che i giovani possono dare nn solo al partito ma tanto più al paese per rilanciare una società diversa, migliore, ricca di speranza e di futuro.

Mario D'Asta

OPERA PIA RAGUSA IBLA: solo promesse fantasma ai dipendenti.

Cari amici, snoccioliamo subito un po’ di numeri per capirci meglio:
v 10 sono gli anni che Valeria Vittoria, Nello Ferrera e Rosa Cabibbo
hanno trascorso insieme lavorando nella struttura “Opera Pia Casa di Ospitalità Iblea”di Ragusa-Ibla;
v 15 sono gli anziani , molti dei quali da ben 20 anni ivi risiedenti, sbattuti fuori dalla loro casa come se fossero dei semplici pacchi postali;
v 11 sono i dipendenti OSA precari che a tutt’oggi aspettano di ricevere il loro compenso economico;
v 2 sono gli anni di lavoro prestati gratuitamente dai dipendenti ;
v Tanti sono i mancati rinnovi dei contratti dei dipendenti che dovevano essere stabilizzati;
v 0 sono le aspettative future prospettate alla data odierna per tutte queste persone che dai vari politici di turno avevano ricevuto tante speranze di stabilizzazione;
Chi sono i responsabili di un tale dissesto economico ( € 784.000,000!!) che ha impedito ai dipendenti dell’Opera Pia di lavorare serenamente ed essere pagati regolarmente?
Come è possibile che il nostro Sindaco non abbia avuto nessuna remora nel chiudere la porta dell’Opera Pia senza pensare un solo istante alla possibili conseguenze negative del trasferimento per esseri tanto fragili e indifesi come questi anziani (9 dei quali sono indigenti e vivono solo del sussidio del Comune) ??
Se i Signori Consiglieri e Assessori di turno hanno pensato bene di sistemare prima le loro famiglie (mogli, figli annessi e connessi ), dopo essersi fatti eleggere con le “solite promesse fantasma” (dichiarazioni dei dipendenti stessi) forse adesso è arrivato il momento che si interessino coscienziosamente alla stabilizzazione di questi uomini e donne che negli anni hanno sofferto (due anni senza percepire il becco di un quattrino!!) e lavorato per la cura e la gestione della “Casa di Ospitalità Iblea” e dei suoi fragili abitanti!!
Nel mese di gennaio la UIL-FEL era stata tra i promotori di un piano di rientro e di rilancio dell’Opera Pia e sembrava che il relativo Decreto dovesse essere pubblicato sulla Gazzetta in breve tempo. Ma il risultato è stato un lungo silenzio rotto dai diretti interessati che, dopo aver dichiarato nei mesi precedenti lo sciopero della fame adesso, non intendono più credere ad assicurazioni e promesse e che a fronte delle spettanze dovute chiedono il pignoramento del primo piano nobiliare della struttura di Ibla.

Se si prospetterà il rilancio di un nuovo Ente al posto dell’attuale che almeno si abbia la decenza di stabilizzare coloro i quali da anni contribuiscono silenziosamente alla cura dei nostri anziani.

Giovani democratici Ragusa

Ragusa, niente più corse gratis sui bus per gli anziani

Niente più corse gratis per gli anziani a Ragusa. Dall’inizio del mese anche loro pagano il biglietto mentre prima, in virtù di un reddito basso, avevano diritto all´abbonamento gratuito. Il cambiamento è frutto della finanziaria regionale, che non ha previsto il sostegno economico dato fino allo scorso anno per il trasporto urbano dei soggetti con reddito annuo inferiore ai novemila euro. Adesso anche gli anziani, per muoversi con gli autobus, dovranno pagare di tasca propria. Ma si può costringere gli anziani a pagarsi il bus, nonostante un reddito bassissimo che, troppo spesso, non consente loro di arrivare alla fine del mese? Si possono lasciare in casa gli anziani della nostra città? Sono interrogativi a cui bisognerebbe dare una risposta. Il Comune, da parte sua, è pronto a mettere a disposizione, come in passato, la quota parte per coprire il costo dell´abbonamento. Ma l´azione del Comune si abbina a quella della Regione e venendo meno quest´ultima, non si è in condizione di caricarsi per intero il costo del trasporto pubblico gratuito degli anziani.Anche perché il numero dei beneficiari è tutt’altro che irrilevante: parliamo di mille800 anziani. L´Ast si limita a suggerire di far pressioni sulla Regione. In questo mese di luglio è saltato subito agli occhi che i bus viaggiano ancora più vuoti di prima con il rischio di far diventare inutile un servizio che è stato strombazzato come una vera e propria rivoluzione, ma che alla prova dei fatti si è rivelato un flop. Se togliamo dai bus gli unici che li utilizzavano, ossia gli anziani, sui mezzi non resta più quasi nessuno.I Giovani Democratici di Ragusa, chiedono un immediato intervento dell’amministrazione comunale affinchè si possa trovare un soluzione alternativa e venga ripristinato il servizio gratuito per gli anziani e per gli utenti aventi una fascia di reddito bassa.

I Giovani Democratici di Ragusa

FONDI FAS: LA CLASSE DIRIGENTE SICILIANA SI MOBILITI AFFINCHE’ IL GOVERNO BERLUSCONI INIZI A RISPETTARE IL NOSTRO TERRITORIO

La legge finanziaria del 2006 promossa dal governo Prodi all’art. 1 comma 1152 aveva destinato alle Regioni Sicilia e Calabria 1 miliardo e 500 milioni di euro per l’ammodernamento e la messa in sicurezza della rete viaria delle due regioni in questione.
Alla provincia di Ragusa erano stati destinati 84 milioni di euro di cui si è persa la traccia e quindi rimane in sospeso e inattuabile il piano già cantierabile di ammodernamento di tutta la rete viaria per gli anni 2007, 2008 e 2009 promosso dalla terza commissione. Programma che non si è attuato per la mancanza dei fondi che il governo Berlusconi ha deciso di utilizzare per ricompensare la mancanza dei fondi dell’ICI sulla prima casa. Quindi questo governo ha mantenuto la promessa dell’abbattimento dell’ICI sulla prima casa ma utilizzando i fondi FAS destinati alla Regione Sicilia e alla Calabria, riducendo i fondi di due terzi e pertanto destinando alla provincia di Ragusa solo 28 milioni di euro, rispetto agli 84, da suddividere in tre annualità.
Inoltre, c’è da dire che anche i fondi ex ponte che ammontano ad 1 miliardo e 5 milioni di euro per gli interventi previsti nelle aree metropolitane di Catania, Messina e Palermo e per le tratte ferroviarie che vanno da Pozzallo all’aeroporto di Comiso e i fondi FAS che ammontano ad un totale di più di 4 miliardi di euro destinati alle infrastrutture della Sicilia sono stati stornati per finanziare il terremoto in Abruzzo.
A tal proposito i Giovani Democratici di Ragusa manifestano la loro grande preoccupazione in merito alla questione dei fondi dimezzati e nei confronti di un governo che continua con i tagli penalizzando sempre più la nostra Regione. Così facendo non possiamo parlare di sviluppo delle infrastrutture ma di “sottosviluppo” che ostacola la crescita economica e sociale della nostra Regione.
Noi riteniamo che grandi e piccole infrastrutture sono essenziali sia dal punto di vista del miglioramento della viabilità sia e soprattutto per l’aiuto che assicurano all’economia.
Quello che dovrebbe fare il governo Regionale di Lombardo è richiedere immediatamente i fondi FAS che ci spettano (84 milioni di euro e non di meno) e lavorare alacremente per cantierizzare in tempi brevissimi il maggior numero possibile di opere tra cui la Ragusa Catania che ancora dopo 50 anni rimane in stato disastroso ed insicuro.
Riteniamo che tutte le forze politiche debbano mobilitarsi affinchè il Governo Berlusconi non continui ad operare atti di discriminazione nei confronti dei Siciliani e affinchè questa classe dirigente inizi ad interessarsi veramente alle problematiche del nostro territorio.
Inoltre, ricordiamo al presidente della Provincia di Ragusa Franco Antoci, che ancora i Giovani Democratici aspettano le promesse da lui fatte in merito alla Ragusa-Catania e auspichiamo che riesca a far valere la voce di tanti cittadini che vogliono sentirsi sicuri nel percorrere una delle arterie più importanti di collegamento della nostra Provincia.
I Giovani Democratici di Ragusa ritengono che non è più il momento di aspettare ma che sia arrivata l’ora di iniziare ad organizzare una mobilitazione grande ed efficace.

Il Segretario dei Giovani Democratici di Ragusa
Valentina Spata

UN FUTURO INCERTO, UN FUTURO CHE FORSE NON C’E’!!!

AREA TEMATICA LAVORO: UN FUTURO INCERTO, UN FUTURO CHE FORSE NON C’E’!!!

I Giovani Democratici di Ragusa intendono aprire un dibattito relativo ad un tema importante che accomuna tutti i giovani: IL TEMA DEL LAVORO, IN PARTICOLARE DELL’INCERTEZZA DELLE NUOVE GENERAZIONI.

La sfida per noi è quella di tutte le Organizzazioni sociali: saper interpretare il futuro, dare voce, ma anche guida e rappresentanza, alla nostra gente dentro alle tante incertezze del presente.
Il lavoro è il paradigma del cambiamento, il crocevia delle trasformazioni sociali, è dentro al lavoro che intravediamo gli effetti più rilevanti della globalizzazione che ormai ha avvolto l’intero mondo.
La precarietà, l’insicurezza, la mobilità, il tramonto del posto fisso a tempo indeterminato, la mancanza di tutele, il basso livello retributivo: sono tutti attributi dei tanti lavori che sono specchio della globalizzazione e che l’economia postfordista dell’innovazione tecnologica rende obsoleti con una rapidità inedita.
Noi giovani democratici ci preoccupiamo del lavoro che manca e che si cerca invano, di quello che si perde senza speranza diventando troppo spesso dramma umano e familiare, di quello che dequalifica, ma soprattutto del lavoro che fa male il cosiddetto lavoro FLESSIBILE, che potrebbe rappresentare una risorsa per imprese e lavoratori finisce per diventare, precariato dequalificante capace solo di mortificare un’intera generazione, non permettendo ai giovani di poter tagliare il cordone ombelicale con le proprie famiglie, destabilizzando di fatto la società attuale ma soprattutto non permettendo la stesura di basi solide per la costituzione di una società futura. Centinaia di miglia di giovani dalle imprese private agli studi professionali vivono ogni giorno il dramma di un lavoro instabile e senza tutele, giovani “professionisti” che sotto l’ombra di uno pseudo- lavoro autonomo in realtà svolgono un lavoro senza regole né tutele, ma soprattutto senza la garanzia di una formazione adeguata al tipo di specializzazione professionale per la quale stanno lavorando.
.Le riforme del mercato del lavoro che nel corso degli anni si sono succedute hanno fatto sì che un’intera generazione vivesse senza certezze presenti.

La nostra Regione, Cari amici, è tra le 10 regioni europee con il più alto tasso di disoccupazione giovanile. Lo dice eurostat, l’ufficio europeo di statistica.
Penso che questi dati sono la testimonianza di una presenza massiccia di clientelismo e corruzione che negli anni hanno contribuito a far crescere un problema che oggi si trasforma in una grande piaga sociale difficilmente controllabile.

Oggi … per porre rimedio a fenomeni economici negativi che si sono sviluppati nel campo
occupazionale, i legislatori hanno individuato e promosso nuove forme di partecipazione al
lavoro: lavoro interinale, lavoro a chiamata, lavoro a progetto, lavoro di collaborazione coordinata
continuativa, eccetera … eccetera … eccetera, … i cosiddetti lavori atipici.
Nuovi strumenti utili, NELLE INTENZIONI, all’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.
Ma a mio avviso questi strumenti legislativi e normativi avrebbero dovuto creare lavoro ma evidentemente non è così: gli strumenti sono utili solamente “QUANDO … E SE” il
lavoro lo si è già creato!
Vediamo infatti, che, nel mondo del lavoro italiano, l'introduzione del lavoro atipico e del principio
della flessibilità non si è dimostrata: né risolutiva della disoccupazione, né salvatrice delle aziende.
Sostituendo con lavoratori atipici i lavoratori a tempo indeterminato, più che aver vinto la
disoccupazione, si è creata l’occupazione ad intermittenza!
La flessibilità in Italia non sembra essere un’opportunità, essa è subita, non scelta!!!
Il PART- TIME diventa quindi una reale precarizzazione del lavoro.
Tanto è vero che in Italia, intendiamo tutti la FLESSIBILITA’ sempre e solo come quella del
lavoratore che si deve adeguare alle esigenze del mercato e mai come quella del lavoro rispetto al
lavoratore.
Ma cosa vuol dire precarizzazione?
1°. Precarizzazione del lavoro è precarizzazione della società.
Per molti giovani la cosiddetta flessibilità è una penosa consuetudine di vita, appena migliore della
disoccupazione:
o quando va bene vivono continui cambiamenti di datore di lavoro … di regole … di contratto e
di orari,
o quando va male vivono nell’angoscia di una imminente disoccupazione …
2°. La precarizzazione del lavoro è precarizzazione della formazione e della
sicurezza.
Occorre dire su questo, anche supportati dalle ricerche effettuate nelle aziende del nostro
territorio, che la precarizzazione del lavoro determina nelle aziende la quasi totale assenza di una
qualsiasi forma di formazione professionale.
E soprattutto, ed è la cosa più grave, la totale assenza di formazione per la prevenzione degli
infortuni sul lavoro.
Ci troviamo spesso di fronte a lavoratori “usa e getta”.
3°. Precarizzazione del lavoro è precarizzazione delle aziende.
In questo contesto anche le aziende che fanno largo uso di lavoratori atipici, sono sicuramente delle
aziende precarie, perché i lavoratori che vi operano non si sentono parte
dell’azienda, manca in loro il senso di fedeltà e appartenenza del lavoratore.
Evidentemente in queste aziende non può che venir meno la mancanza di professionalità
con conseguente peggioramento nella qualità del prodotto.
4°. Precarizzazione del lavoro è precarizzazione delle organizzazioni sindacali.
Cosa può offrire il tradizionale sindacato ai precari? … Come può, un sindacato suddiviso per
categorie, rappresentare un lavoratore che oggi si occupa di imballaggi e domani opera nel tessile
piuttosto che nel metalmeccanico?
Senz’altro può dare una collaborazione quotidiana nella verifica degli atteggiamenti dell'azienda,
ma difficilmente può programmare con i lavoratori delle prospettive vere di
evoluzione della proprie posizioni lavorative ed economiche.
Forse occorrerebbe sviluppare parallelamente degli strumenti di concertazione locale intersindacale
e interistituzionale come ad esempio gli osservatori del lavoro che raccordino gli strumenti sindacali
a quelli assistenziali propri degli enti locali.

Nel nostro territorio si sono evolute e sperimentate tutte le nuove forme di partecipazione al lavoro,
così che da infondere in molti dei nostri cittadini, UNA PATOLOGICA INCERTEZZA SUL
PROPRIO FUTURO.


Il Partito Democratico, intende affrontare questo grande problema attraverso due proposte mirate ed efficaci:
1. RILANCIARE LA CRESCITA e quindi gli investimenti produttivi, perché senza crescita non c’è né occupazione né welfare. E’ quello che stanno facendo anche governi, dalla Francia alla Germania;
2. CONTRASTARE LA PRECARIETA’ DEL LAVORO. Una seconda necessità è di riprendere il contrasto alla precarietà del lavoro. Il governo Berlusconi sta anche qui aggravando la situazione dei lavoratori con misure che riaprono spazi all’illegalità e al precariato. Alcune sono particolarmente gravi: quella che prevede la possibilità di reiterare il contratto a termine oltre i 36 mesi anche sulla base di semplici accordi aziendali.
A tal proposito vi presento in anticipo il ddl “Contrasto alla precarietà, per un’occupazione stabile” presentato dai Gruppi Parlamentari del PD, un disegno di legge che ribadisce la necessità di rendere più conveniente il lavoro a tempo indeterminato rispetto a quello a termine e prevede misure per rimuovere ostacoli che bloccano la propensione delle imprese ad assumere a tempo indeterminato: allungamento del periodo di prova (per facilitare il test reciproco di gradimento fra impresa e lavoratori), uso modulato del contratto di apprendistato per permettere un ingresso graduale al lavoro con formazione progressiva dei giovani, riduzione dei tempi e dei costi del processo del lavoro che rappresentano gravi oneri specie per le PMI, promozione di conciliazione ed arbitrato (ddl presentato al Senato).
Un intervento urgente riguarda la promozione dell’occupazione femminile da noi molto più basso degli standard europei, sostenere tale occupazione ha un impatto economico maggiore degli interventi sullo straordinario.
Un’analoga politica promozionale è necessaria per alzare il tasso di occupazione dei lavoratori anziani, over 55, anch’esso troppo basso. Questi interventi sono particolarmente urgenti nel nostro paese che presenta un rapido invecchiamento della popolazione e un basso tasso di natalità e sono necessari per allargare la nostra base occupazionale anche ai fini pensionistici.;
Infine, noi Giovani Democratici di Ragusa, pensiamo che sia necessario SOSTENERE L’OCCUPAZIONE attraverso politiche specifiche per sostenere non solo l’occupazione ma anche l’autonomia dei giovani: potenziamento degli obblighi/diritti di formazione, da quella di base a quella professionale e continua, potenziamento dei contenuti formativi dell’apprendistato, che deve diventare lo strumento essenziale per la transizione tra scuola e lavoro; fondo per la dotazione di capitale per i giovani.
Il lavoro è un diritto ma è anche una libertà.
La vera libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica ed indipendenza.
“La gente affamata e senza lavoro è la pasta di cui sono fatte le dittature”.(Franklin Delano Roosevelt)

Il Segretario dei Giovani Democratici di Ragusa
Valentina Spata

lunedì 6 luglio 2009

CONTRADA GILESTRA: UNA ZONA DIMENTICATA!! URGE UN’ADEGUATA ILLUMINAZIONE.




COMUNICATO STAMPA
CONTRADA GILESTRA: UNA ZONA DIMENTICATA!! URGE UN’ADEGUATA ILLUMINAZIONE.

Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, ma in democrazia la sordità alla voce dei cittadini è una colpa grave. Gli abitanti della contrada Gilestra (sp 60, vicino l’ex fiera medi expo) che hanno costituito un comitato spontaneo, denunciano la totale insensibilità dell’amministrazione comunale rispetto ai problemi sollevati ormai da più mesi con iniziative di approfondimento e di mobilitazione.
Dopo molteplici richieste per l’illuminazione, all'amministrazione comunale e di promesse mancate da parte dell'autorità competente, i cittadini ora sono veramente stanchi di essere presi in giro, vedendosi ripetutamente negare un loro diritto senza un plausibile motivo.
I Giovani Democratici, vicini e solidali ai residenti di contrada Gilestra, chiedono all’amministrazione di provvedere ad assicurare l’illuminazione pubblica in questa zona che risulta essere completamente al buio.
La mancanza di illuminazione in questa zona, inoltre, determina un crescendo di atti vandalici o delinquenziali costituendo un pericolo per persone e cose; a tal proposito si richiede con forza la presenza assidua delle forze dell’ordine per risolvere le problematiche da cui quotidianamente i cittadini di questa zona sono assillati.
La luce in contrada Gilestra e' indispensabile per garantire vivibilita' , sicurezza sociale e tranquillita' ai suoi abitanti, sostiene il Segretario dei Giovani Democratici Valentina Spata. Noi Giovani Democratici di Ragusa, auspicano ad un immediato intervento da parte dell'amministrazione comunale per il ripristino di questa zona. Non possiamo rimanere a guardare l'indifferenza di questa amministrazione che non è stata sensibile alle continue e diffuse richieste da parte dei cittadini che continuano a lamentarsi e che non tollerano più questa situazione di disagio.

Il Segretario dei Giovani Democratici Ragusa
Valentina Spata

domenica 5 luglio 2009

LA POLITICA DELLA (IN) SICUREZZA: RONDE E TAGLI ALLE FORZE DELL'ORDINE






Sicurezza. Una parola usata e abusata in questi ultimi anni. Tutti i cittadini vogliono maggiore sicurezza, i politici basano i loro programmi elettorali e le loro promesse su questa parola. Ci dicono che siamo in pericolo e ci garantiscono che i loro provvedimenti miglioreranno la qualità della vita nelle nostre città. Ma come?

Se consideriamo quanto è stato disposto dall’attuale Governo in materia di sicurezza, i provvedimenti presi riguardano:

Ø Un decreto che attribuisce più poteri ai sindaci in materia di incolumità pubblica e sicurezza urbana.

Ø L’uso dell’esercito (3000 militari ma si parla di decuplicarli) impegnati nel garantire la sicurezza nelle grandi città.

Ø Ronde in città, non armate, sotto il controllo del prefetto: ne faranno parte cittadini che avranno il compito di segnalare alle forze di polizia eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana o situazioni di disagio sociale.

Ma chi deve garantire la sicurezza dei cittadini in un normale paese democratico? I sindaci? L’esercito? I cittadini stessi che si organizzano in ronde?

Questi provvedimenti evidenziano la ricerca della mossa “ad effetto” per nascondere l’incapacità nella gestione del problema della sicurezza in Italia; tutto viene visto come una continua emergenza in cui, a causa dell’emergenza stessa, è consentito emanare norme speciali, limitando, di fatto, la libertà dei singoli cittadini invece di garantirla. La sicurezza è un’altra cosa. E’ la gestione della quotidianità dei cittadini, non dell’emergenza.

Il problema della sicurezza deve e può essere affrontato con gli strumenti che sono già a disposizione dello Stato, garantendo la certezza della pena. Il corpo istituzionale preposto alla tutela dell'ordine pubblico è quello di Polizia (dai Carabinieri, alla Guardia di Finanza, dal Corpo Forestale alla Polizia di Stato, Penitenziaria o Locale). Persone formate e qualificate che devono garantire un’accettabile grado di sicurezza per i cittadini, fronteggiare emergenze e gravi necessità collettive, nell'obiettivo dell'incolumità pubblica.

Che senso ha parlare di sicurezza e poi tagliare pesantemente i fondi per le forze dell’ordine?

Il Decreto Legge 112/2008, emanato a luglio 2008 dal Governo in carica, prevede per il solo 2009 tagli nell’ordine pubblico e sicurezza per 451 milioni di euro (-4,6%); nel soccorso civile di 170 milioni di euro (-4,7%).
I fondi per l’amministrazione penitenziaria, ovvero per i carceri, sono stati ridotti solo per il 2009 di 133 milioni di euro.
In tre anni, i tagli previsti dalla manovra finanziaria del Governo in ambito di sicurezza toccano i 3 miliardi di euro.

Tutto questo quando, già ad oggi, la carenza di organico delle Forze di Polizia è stimata in circa 21 mila agenti.

Non si può fare una politica di sicurezza efficace tagliando i fondi alle forze dell’ordine.

Sembra invece che l’unica preoccupazione di chi Governa sia quella di rassicurare tutti, negando spudoratamente l’evidenza: Berlusconi afferma che Non ci sono tagli…continua ancora ad imbrogliare i cittadini, anche se il rischio è quello di essere smentiti persino dai propri stessi alleati.

«I tagli previsti per i prossimi tre anni impediranno di difendere tutti i cittadini. Non sarà, infatti, possibile l'acquisto di autovetture, di mezzi, di strumenti utili per svolgere il servizio; non si potranno rinnovare le armi in dotazione, non si potranno acquistare munizioni, divise e quant'altro serva per l'ordinaria amministrazione»

Da queste dichiarazioni è evidente che ne emergono le incoerenze e le contraddizioni di questi provvedimenti governativi, che danneggiano la sicurezza di noi cittadini, ingannati con parole rassicuranti nella certezza che nessuno di noi (o quasi) si prenderà la briga di verificare quello che viene solo ripetutamente annunciato in TV. Non facciamoci trattare come idioti: smontiamo questi annunci vuoti sensibilizzando chi non ha la possibilità di confrontare la verità della TV con la verità dei fatti.
Questo decreto diventato legge, con 157 SI (Pdl, Lega) nonostante i 124 NO (Pd, Idv, Udc) e i 3 astenuti, prevede anche l’istituzione delle “Ronde” per rispondere ai problemi della sicurezza sociale.
Di fatto, nell’istituire con legge le “ronde” è come se lo Stato abdicasse ad una sua prerogativa fondamentale: la tutela dei cittadini e della sicurezza.
In questo modo si delegittima, anche se indirettamente, l’operato delle Forze dell’Ordine.
Come Giovani Democratici, abbiamo più volte denunciato la mancanza di uomini e mezzi nella nostra provincia e sappiamo che tra qualche anno la situazione peggiorerà in quanto alcuni uomini delle forze dell’ordine andranno in pensione e probabilmente non saranno rimpiazzati.
Quindi, riteniamo che nella nostra realtà non è necessario istituire le “ronde” poiché i cittadini, passeggiando e osservando tutti i giorni, da soli o con gli amici, possono richiedere, attraverso i loro cellulari, comunque l’aiuto delle forze dell’ordine senza l’istituzione di alcuna ronda.
Inoltre, noi riteniamo che sia ancor più grave che l’amministrazione comunale di Ragusa possa mistificare questa notizia facendo credere ai cittadini che si tratta di “comitati volontari” di persone ma che in realtà sono sempre e comunque delle “ronde”.
La risposta alle esigenze di una reale collaborazione e contatto tra la gente e le Forze dell’Ordine già esiste: il poliziotto di quartiere.
Questa è la giusta via per attuare la partecipazione dei cittadini al controllo del territorio senza mettere in pericolo la loro vita ma interloquendo con il poliziotto di quartiere che conosce bene la realtà delle singole aree della città e che comunque deve avvalersi della collaborazione delle forze dell’ordine.
L’altra risposta è quella di rinforzare gli organici e di aumentare le risorse a disposizione delle forze dell’ordine.
Privatizzare il controllo del territorio a scapito di una reale presenza delle Forze dell’Ordine rischia soltanto di portare conseguenze paradossali. Nessuna “ronda” o nessun “comitato di volontari” potrà mai sostituirsi alle funzioni di polizia, anzi possono essere controproducenti e possono compromettere il buon operato delle forze dell’ordine.
Il problema della sicurezza a Ragusa deve essere affrontato realmente e bisogna invece pensare che tra pochi anni avremo meno poliziotti in strada con poche autovetture funzionanti.


Ragusa, 5/luglio 2009


Il Segretario dei Giovani Democratici
Valentina Spata

CARABINIERI ASSENTI IN CASERMA A MARINA DI RAGUSA A LUGLIO DURANTE LE ORE NOTTURNE DI SABATO SERA





COMUNICATO STAMPA: 5 LUGLIO 2009


“Le numerose rapine e furti verificatisi negli ultimi giorni, a Marina di Ragusa, hanno creato sconcerto e paura nei cittadini, i quali giustamente oggi pretendono più controlli ed una maggiore presenza sul territorio delle Forze dell’ordine” è quanto ha dichiarato il Segretario dei Giovani Democratici, Valentina Spata.

Va sicuramente sottolineato il grande impegno delle forze dell’ordine in generale, ma non può essere sottaciuto che lo sforzo è ancora più grande a causa delle evidenti carenze di organico e strutturali.
Il mancato ingresso di nuovi giovani poliziotti, da un lato comporta una
carenza di organico, dall’altro porta gli attuali effettivi a lavorare demotivati,
anche perché sprovvisti di adeguati mezzi, che nella maggior parte dei casi
sono obsoleti.
Ma ciò non giustifica, l’assenza totale dei Carabinieri nella Caserma della sede di Marina di Ragusa che risulta essere l’unica nella zona.
A seguito di varie denunce dei cittadini, residenti in questo periodo nella zona balneare di marina di Ragusa, il Segretario dei Gd di Ragusa Valentina Spata, sollecita i Carabinieri ad essere presenti nel territorio e soprattutto in caserma (soprattutto di sabato, quando nella località turistica c’è una maggiore affluenza di persone) anche nelle ore notturne, in quanto più persone si sono recati nel posto e sono stati costretti a chiamare la Polizia di Ragusa a causa della loro assenza. Quello della sicurezza è fra i temi più sentiti dall'opinione pubblica. Credo che la mancanza dei Carabinieri in caserma durante le ore notturne (soprattutto di sabato, giorno in cui a Marina c’è abbastanza confusione) provochi un senso di sconcerto ed insicurezza nei cittadini. La popolazione CHIEDE una maggiore responsabilità delle autorità locali e una maggiore presenza delle forze dell’ordine.
Credo che con equilibrio occorra cercare risposta al bisogno di sicurezza dei cittadini, accogliendo queste richieste e cercando di migliorare la vivibilità e la tranquillità sociale nella nostra città.

Il Segretario dei Giovani Democratici
Valentina Spata

NASCE "DEMOCRATICAMENTE" IL GIORNALINO DI INFORMAZIONE DEI GIOVANI DEMOCRATICI




CARE AMICHE E CARI AMICI,IL 13 LUGLIO TROVERETE IN TUTTI I LOCALI, BAR, PIZZERIE, TABACCHERIE DI RAGUSA IL NUOVO GIORNALINO DI INFORMAZIONE SOCIALE, POLITICA E CULTURALE DEI GIOVANI DEMOCRATICI DI RAGUSA.


La mission è quella di informare i cittadini ragusani su quello che accade in torno a loro, aRagusa, in Europa, nel Mondo. Democraticamente, cosi il nome del giornalino, è un progetto importante, di ampio respiro che qualifica l’attività dei giovani democratici di Ragusa impegnati da tempo nella strutturazione di luoghi di incontro e discussione per animare il territorio.


Un giornalino “diverso” che esce fuori dagli schemi classici della stampa, dall’informazione scolastica e studentesca. Un giornalino “dei” e “per” i giovani, delle problematiche della città e delle istanze dei cittadini. Un giornalino che scriveremo insieme e per i cittadini.Nel primo numero troverete articoli relativi ai seguenti temi:

- i TAGLI SULLA SCUOLA A RAGUSA;

- QUESTIONE DEI RIFIUTI A RAGUSA;

- QUESTIONE NUCLEARE;

- LA BIBLIOTECA FANTASMA DI RAGUSA;

- TUTTO SUI DIPENDENTI DELL'OPERA PIA IBLEA;

- UNIVERSITA' IN PROVINCIA DI RAGUSA;

- AGIBILITA' DELLA CITTA' DI RAGUSA;

- NO ALLE RONDE A RAGUSA.


INOLTRE CI SARANNO 3 AREE IMPORTANTI:

- L'EDITORIALE

;- LA CITTA' CHE VORREI (un area destinata alle richieste e alle esigenye dei cittadini)- EVENTI: tutti gli eventi della città di Ragusa e tutte le proiezioni dei film del cineplex e del cinema "Giardino d'estate" di Casuzze".


Per maggiori informazioni o per eventuali richieste potete contattare la redazione del giornalino all’indirizzo email: giovanipdragusa00@yahoo.it oppure valentinaspata@yahoo.it


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Redazione:- Valentina Spata- Irene Sittinieri- Mario D'Asta- Placido De Salvo- Andrea Caruso- Giuseppe Albora- Sofia Frasca- Lorenzo Corallo
Grafica e Art director Alessandro Ribaldo
Il Segretario dei Giovani Democratici di Ragusa
Valentina Spata

I GIOVANI DEMOCRATICI DI RAGUSA APRONO LO SPORTELLO DI CONSULENZA E SOSTEGNO PER LE DONNE





I GIOVANI DEMOCRATICI DI RAGUSA APRONO LO SPORTELLO DI CONSULENZA E SOSTEGNO PER LE DONNE E PER I PROBLEMI DELL’IMMIGRAZIONE

Lo “Sportello Donna” rappresenta un luogo di confronto culturale che contribuisce al rafforzamento dell’identità di genere attraverso uno spazio di documentazione e ricerca e attraverso l’organizzazione di iniziative di promozione. E’, inoltre, un servizio che sviluppa attività di informazione, consulenza, sostegno mirato alle utenti, aiutando le donne a scegliere, tra i diversi percorsi, quello maggiormente adatto ai loro bisogni. E’ un tentativo volto a sostenere e migliorare la condizione di chi vive una situazione di sofferenza o di difficoltà, favorendo la formazione di uno spazio di incontro dedicato a tutte le donne della comunità.E’ un polo di sensibilizzazione e animazione sulle tematiche dell’uguaglianza che promuove e stimola sul territorio la nascita di reti e progetti sulla parità nella vita economica e politica delle donne.Lo sportello accoglie anche immigrate dando loro indicazioni e suggerimenti circa la ricerca di un’occupazione, la ricerca di un alloggio, il diritto allo studio e l’assistenza sanitaria; informazioni, sul rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno, i nullaosta al lavoro, i ricongiungimenti familiari; assistenza nella compilazione dei moduli da presentare negli uffici pubblici; consulenza alle lavoratrici immigrate nella compilazione del curriculum vitae che valorizzi le sue competenze.In caso di necessità di assistenza legale, un appuntamento di consulenza gratuita sarà fissato con l’avvocato dello sportello.

FINALITA’ DELLO SPORTELLO DONNA:• Accogliere e ascoltare;• Aiutare a formulare una richiesta;• Informare e orientare rispetto ai diritti e alle possibilità offerte dal Territorio;• Dare senso al problema e prospettare possibili soluzioni;• Favorire la progettualità e valorizzare le risorse;• Accompagnare presso i Servizi del territorio;• Promuovere la socializzazione e il benessere tra le donne;• Valorizzare le donne, le diverse culture delle donne e le loro risorse.

AZIONI DI AIUTO DELLO SPORTELLO DONNA:• Colloqui con l’Operatrice di sportello;• Consulenze psicologiche e Legali;• Invio presso i Servizi di Rete (sindacati, centro antiviolenza, servizio immigrazione, camera di commercio, informa giovani, consultorio familiare, servizi sociali e servizi sanitari).• Percorsi di formazione di gruppo;• Laboratori di creatività.

SEDE E GIORNI DI APERTURA DELLO SPORTELLO:Lo sportello è aperto il lunedi’ ed il mercoledi’ (a partire dal 6 luglio)dalle 18 alle 20in Viale del Fante, 10 (ultimo piano) presso la sede del Partito Democratico.

Il Segretario dei Giovani Democratici di Ragusa
Valentina Spata

RISCHIO CHIUSURA UNIVERSITA' IN PROVINCIA DI RAGUSA

.Con un atto censorio e autoritario il rettore dell’Università di Catania, prof. Antonino Recca, ha deciso di chiudere d'imperio tutti i corsi decentrati della provincia di Ragusa, adducendo fantasmagorici motivi non condivisibili non solo da parte degli studenti, ma anche da parte delle istituzioni locali. Con un'arroganza che non ha precedenti, la normale vita dell'università è stata sconvolta dalla disposizione del Rettore Recca, che ha deciso la chiusura nonostante le promesse fatte in data 29 Maggio 2009 e nonostante il Consorzio Universitario Ibleo abbia versato i 5/12 dovuti per salvare le 4 facoltà (lingue, medicina, giurisprudenza e agraria) di Ragusa.Crediamo invece che dietro la scelta del rettore, abituato a concepire l'università come un proprio esclusivo dominio, ci sia una scelta di convenienza nell’ostacolare lo svolgimento delle attività nella nostra università.Paradossale che ad arrecare fastidio è stata questa decisione arbitraria e profondamente anti-democratica del rettore. Non è stato sicuramente un bello spettacolo vedere centinaia di studenti e docenti ignari, trattati come nullità, cui è stata anche comunicata la decisione tramite stampa dopo pochi giorni dall’incontro tra il Rettore e il Presidente del Consorzio Universitario Ibleo, in cui si era trovato l’accordo successivamente rispettato. Un bell'esempio di quale considerazione abbia il rettore nei confronti della nostra provincia, delle nostre istituzioni, dei nostri studenti e dei dipendenti dell’Università. Un rettore che ha sempre sbandierato ai quattro venti la volontà di garantire spazi e possibilità di espressione democratica dentro l'ateneo, si rende così responsabile di un gravissimo ed irricevibile provvedimento liberticida e di chiusura di spazi che abbiamo sempre vissuto ed attraversato come aperti, liberi e plurali di discussione, confronto e cooperazione collettiva. Se il rettore è convinto di prenderci in giro e di toglierci una risorsa importante nella nostra Provincia come l’Università, si è fatto male i conti. Caso diverso, inoltre, è quello di Modica e Comiso, in cui il caro rettore ha già chiuso le immatricolazioni lo scorso anno ed ora ha intenzione di trasferire a Catania i secondi e terzi anni. In questo specifico caso sono i rispettivi Comuni a tenere i corsi decentrati anziché il Consorzio, come invece accade per le facoltà di Ragusa. Gli studenti di Modica, dopo essere stati presenti alla seduta del Consiglio Comunale di Modica , giorno 10 Giugno 2009, hanno finalmente ben chiara la situazione relativa ai corsi di Economia Aziendale e di Scienze del Governo e dell’Amministrazione. Anzitutto tutte le istituzioni locali, a cominciare dal Primo Cittadino, hanno chiarito che c’è una posizione debitoria pregressa che si stava cercando di risolvere con i rappresentanti dell’ateneo di Catania, ma la mediazione è stata interrotta a causa del comunicato, emanato arbitrariamente dal Rettore Recca, sulla chiusura dei corsi di laurea. In secondo luogo, tutto il Consiglio ha evidenziato una fortissima volontà di continuare a mantenere i corsi di laurea decentrati, con l’impegno a trovare una soluzione rapida per risanare il debito nei confronti dell’Ateneo e la promessa di continuare l’esperienza, seppur con modalità convenzionali sicuramente da rivedere.Mettiamo subito in rilievo il fatto che ci sono dei corsi di laurea come quello in scienze del governo e dell’amministrazione, quello di informatica e Agraria, che non sono presenti nelle sedi di Catania: oltre il danno, perciò, anche la beffa di dover rivedere il loro piano di studi, di vedersi annullare delle materie non previste ma comunque conseguite con sforzi e sacrifici, nonché di dover sostenere altre materie non presenti nel loro piano di studi in luogo di quelle presenti e superate con profitto o ancora peggio andare a completare gli studi al nord Italia, per chi l’assenza dei corsi a Catania.L'”onda di protesta” degli studenti, delle istituzioni, dei lavoratori, dell’associazione Circolo Universitario Ibleo e di tutti i giovani rappresentanti tutte le forze politiche, ha però scelto di non accettare né divieti né imposizioni. Fin dall’inizio abbiamo espresso tutta la nostra indignazione ed il nostro dissenso assieme a quei lavoratori che si son visti recapitare un'inspiegabile allarme poiché rischiano di essere disoccupati a breve. Senza contare, poi, che la chiusura delle università rappresenta un vero e proprio “problema sociale” per tutto il comprensorio ibleo, in virtù della constatazione del fatto che le università rappresentano un vero e proprio nucleo economico attorno al quale ruota un indotto di fortissimo rilievo non solo per gli studenti, ma anche e soprattutto per tutti coloro che hanno scelto di investire in quelle zone (mense, affitti, ristrutturazioni, viabilità, librerie, e l’elenco potrebbe essere illimitato). Gli studenti, insieme al Circolo Universitario Ibleo e ai giovani rappresentanti tutti i partiti politici si sono mobilitati attraverso diverse proteste, non ultima quella a Catania, per seguire il Consiglio Provinciale speciale indetto a piazza Università seguito da un colloquio diretto con il Rettore che ha dimostrato ancora una volta di non avere interessi per i decentramenti. Giorno 12 giugno, alle ore 17, una delegazione, in cui presenti erano anche il Presidente del Circolo Universitario Ibleo ed alcuni rappresentanti di studenti, è andata a Catania a parlare con il Rettore non avendo esiti positivi in quanto il Rettore voleva mantenere solo una facoltà ed il Consorzio ha rifiutato ritenendo necessaria la presenza di tutte le facoltà. All’affermazione del rettore, “Un corso costa tre milioni di euro per garantire docenti , laboratori, biblioteche. L’università di Catania non intende inseguire le ambizioni dei territori ma solo l’eccellenza dei suoi corsi”, noi giovani tutti rispondiamo che prima di tutto il Rettore dovrebbe rendere eccellenti i corsi a Catania e poi ricordiamo che per anni il Magnifico Rettore ha incassato le tasse dei nostri 4500 di studenti, quindi non penso abbia problemi a mantenere professori e quant’altro.Dopo questo incontro, noi giovani ci siamo chiesti come può una persona del genere essere Rettore di uno degli atenei più importanti della nostra isola? Come può una persona arrogante che, non riesce a comunicare, prendere decisioni sul futuro di tanti studenti che studiano nelle facoltà dell’ateneo di Catania? E sinceramente non capiamo quali sono i suoi problemi e perché non fa altro che domandare a tutti “a quale area politica appartengono”? Lo studio è un diritto di tutti, lo dice anche la nostra Costituzione, forse il Rettore non ha capito che non è un gioco ma che con i suoi capricci sta compromettendo il futuro degli studenti della nostra Provincia e questo non glielo permetteremo. A Tal proposito abbiamo deciso di protestare davanti al Rettorato il 17 Giugno, nella speranza che il nostro interlocutore dimostri un minimo di responsabilità e ritratti la sua scellerata decisione. Saremo più che mai presenti e attivi in questa città e non perderemo occasione per contestare e bloccare la decisione del rettore, che giorno 22 corrente mese, dovrebbe essere approvata in senato accademico.

Il Segretario dei Giovani Democratici di Ragusa
Valentina Spata

MORTE DI UN SOGNO UNIVERSITARIO di Gianluca Boncoraglio

Lettera aperta di chi non tollera la grave perdita dell'università in Provincia di Ragusa.
MORTE DI UN SOGNO UNIVERSITARIO parla un ragazzo ragusano di Gianluca Boncoraglio Martedì 23 Giugno 2009 - 10:25

Ragusa, perla del mediterraneo, tra cielo e mare, paradiso a metà tra un eden collinare, di prati verdi e altipiani forvianti di prodotti, rinomati in tutto il mondo.Ragusa, premiata con la bandiera blu per il suo mare, le sue spiagge dorate, e la sua voglia di diventare località turistica con ancor più lustro.Ragusa, simbolo di tranquillità, di serenità, di evoluzione urbanistica con le sue rotatorie.Ragusa, che di tutto ciò si sente fiera, ma che è vittima di un sopruso violento, di un sacrificio, che sa più di assassinio.Già, un assassinio, verso la cultura, verso i giovani che credono in un futuro, verso una città che vuole sentirsi grande, vuole continuare a portare ricchezze, conoscenze, e vitalità.Perché Ragusa, non deve avere il suo Polo universitario?Forse è vero, c’e’ stata un po’ di disorganizzazione nella gestione dei corsi di laurea, carenza di infrastrutture, la logistica della vera città universitaria vacillava, ma si può giustificare con la tenera età della nostra università, andando avanti si può solo migliorare.Ci si lamenta della famosa fuga di cervelli, ma non si può evitare, se già manca la base per creare menti che aiutino la ricerca.Ad essere obbiettivi, a Ragusa non manca nulla, per essere una vera città universitaria.Ha la parte antica, che di notte diventa affascinante con tutti i locali che fa da cornice ai ragazzi, ha la sua parte nuova, dove tutto è a portata di mano, ha il mare a due passi, tra qualche tempo avrà anche un aeroporto, che permetterà collegamenti più fluidi e rapidi, evitando finalmente la terribile strada di Catania.In questi giorni si moltiplicano le manifestazioni, proteste, assemblee, dibattiti, a dimostrazione che i primi che tengono all’università sono propri i ragazzi e le giovani leve politiche, ovvero chi crede in un futuro migliore, per evitare uno scempio alla cultura, alla formazione, per motivi che solo un magnifico rettore, comprende, andando contro principi che solo chi vive l’Università, ovvero gli studenti, sanno amare e difendere, da ogni sopruso ingiustificato.

LA LEGGE DEL BAVAGLIO

L'agenda delle priorità di Silvio Berlusconi continua ad essere ad personam. Quindi, che la ricreazione continui, con buona pace di Emma Marcegaglia. Sostegno alle imprese e a chi perde il lavoro? Possono attendere. Per la bisogna sono sufficienti, al premier, un paio di bubbole nel tempio di cartapesta di Porta a porta (4 giugno): "Oggi non c'è nessuno che perdendo il lavoro non venga aiutato dallo Stato. C'è la cassa integrazione per i precari, così come per i lavoratori a progetto".Il Cavaliere diventa meno fantasioso quando si muove nel suo interesse. Teme le intercettazioni (non si sa mai, con quel che combina al telefono) e paventa le cronache come il diavolo l'acqua santa. Si muove con molta concretezza, in questi casi. Prima notizia post-elettorale, dunque: il governo impone la fiducia alla Camera e oggi sarà legge il disegno che diminuisce l'efficacia delle investigazioni, cancella il dovere della cronaca, distrugge il diritto del cittadino di essere informato. Con buona pace (anche qui) della sicurezza dei cittadini di un Paese che forma il 10 per cento del prodotto interno lordo nelle pieghe del crimine, le investigazioni ne usciranno assottigliate, impoverite.L'ascolto telefonico, ambientale, telematico da mezzo di ricerca della prova si trasforma in strumento di completamento e rafforzamento di una prova già acquisita. Un optional, per capirci. Un rosario di adempimenti, motivazioni, decisioni collegiali e nuovi carichi di lavoro diventeranno sabbia in un motore già arrugginito avvicinando la machina iustitiae al limite di saturazione che decreta l'impossibilità di celebrare il processo, un processo (appare sempre di più questo il cinico obiettivo "riformatore" del governo). Ancora. Soffocare in sessanta giorni il limite temporale degli ascolti (un'ulteriore stretta: si era parlato di tre mesi) "vanifica gli sforzi investigativi delle forze dell'ordine e degli uffici di procura", come inutilmente ha avvertito il Consiglio superiore della magistratura.Sistemata in questo modo l'attività d'indagine, il lavoro non poteva dirsi finito se anche l'informazione, il diritto/dovere di cronaca, non avesse pagato il suo prezzo. Con un tratto di penna la nuova legge estende il regime che oggi regola gli atti giudiziari coperti dal segreto anche agli atti non più coperti dal segreto "fino alla conclusioni delle indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza preliminare". Prima di questo limite "sarà vietata la pubblicazione, anche parziale o per riassunto, della documentazione e degli atti delle conversazioni telefoniche anche se non più coperti dal segreto".Si potrà dire che si indaga su una clinica privata abitata da medici ossessionati dal denaro che operano i pazienti anche se non è necessario. Non si potrà dire qual è quell'inferno dei vivi e quanti e quali pasticci hanno organizzato accordandosi al telefono. Lo si potrà fare soltanto a udienza preliminare conclusa (forse). Con i tempi attuali della giustizia italiana dopo quattro o sei anni. In alcuni patologici casi, dopo dieci.Addio al giornalismo come servizio al lettore e all'opinione pubblica. Addio alle cronache che consentono di osservare da vicino come funzionano i poteri, lo Stato, i controlli, le autorità, la società. È vero, in alcuni casi l'ostinazione a raccontare le opacità del potere ha convinto il giornalismo ad andare oltre i confini del codice penale violando il segreto. È il suo mestiere, in fondo, perché la libertà di stampa è nata nell'interesse dei governati e non dei governanti e quindi non c'è nessuna ragione decorosa per non pubblicare documenti che raccontano alla pubblica opinione - ricordate un governatore della Banca d'Italia? - come un'autorità di vigilanza protegge (o non protegge) il risparmio e il mercato.Naturalmente violare la legge, anche se in nome di un dovere professionale, significa accettarne le conseguenze. È proprio sulle conseguenze di violazioni (finora comunemente accettate) che la legge del governo lascia cadere un maglio sulla libertà di stampa. I cronisti che violeranno la consegna del silenzio saranno sospesi per tre mesi dall'Ordine dei giornalisti (sarà questa la vera punizione) e subiranno una condanna penale da sei mesi a tre anni di carcere (che potrà trasformarsi in sanzione pecuniaria, però). Ma non è questo che conta davvero, mi pare. Che volete che sia una multa, se si è fatto un lavoro decente?La trovata del governo che cambia radicalmente le regole del gioco è un'altra. È la punizione economica inflitta all'editore che, per ogni "omesso controllo", potrà subire una sanzione pecuniaria (incarognita nell'ultimo testo) da 64.500 a 465mila euro. Come dire che a chi non tiene la bocca cucita su quel che sa - e che i lettori dovrebbero sapere - costerà milioni di euro all'anno la violazione della "consegna del silenzio", cifre ragguardevoli e, in molti casi, insostenibili per un settore che non è in buona salute.L'innovazione legislativa - l'abbiamo già scritto - sposta in modo subdolo e decisivo la linea del conflitto. Era esterna e impegnava alla luce del sole la redazione, l'autorità giudiziaria, i lettori. Diventa interna e vede a confronto, in una stanza chiusa, le redazioni e le proprietà editoriali. La trovata trasferisce il conflitto nel giornale. L'editore ha ora un suo interesse autonomo a far sì che il giornale non pubblichi più quelle cronache. Si portano così le proprietà a intervenire direttamente nei contenuti del lavoro redazionale. Le si sollecita, volente o nolente, a occuparsi della materia informativa vera e propria, sindacando gli atti dei giornalisti. Il governo, nel progetto inviato al Parlamento, pretende addirittura che l'editore debba adottare "misure idonee a favorire lo svolgimento dell'attività giornalistica nel rispetto della legge e a scoprire ed a eliminare tempestivamente situazioni di rischio". È evidente che solo attraverso un controllo continuativo e molto interno dell'attività giornalistica è possibile "scoprire ed eliminare tempestivamente situazioni di rischio". Di fatto, l'editore viene invitato a entrare nel lavoro giornalistico e a esprimere un sindacato a propria tutela.Ecco dunque i frutti intossicati della legge che oggi sarà approvata, senza alcuna discussione, a Montecitorio: la magistratura avrà meno strumenti per proteggere il Paese dal crimine e gli individui dall'insicurezza quotidiana; si castigano i giornalisti che non tengono il becco chiuso anche se sanno come vanno le cose; si punisce l'editore spingendolo a mettere le mani nella fattura del giornale. E quel che conta di più, voi - cari lettori - non conoscerete più (se non a babbo morto) le storie che spiegano il Paese, i comportamenti degli uomini che lo governano, i dispositivi che decidono delle vostre stesse vite. Sono le nuove regole di una "ricreazione" che non finisce mai.